La vera storia di “Circondato”.

Poco più di un giorno di ricovero. ripresa coscienza, se così si può dire, mette firma e va via dall’ospedale, all’insaputa delle famiglia, una di quelle famiglie che alla fiaccolata contro il crack non c’era, perché aveva ben altro a cui pensare.

Circondato. Così ha detto di chiamarsi ai paramedici che cercavano di tenerlo sveglio tra un collasso e l’altro. L’uomo trovato riverso domenica mattina in via Parisi, avrebbe dovuto restare in osservazione in ospedale. Nella caduta, infatti, dovuta alla stato di in cui versava, si era procurato un trauma cranico, che necessitava di una breve degenza per scongiurare eventuali complicazioni. Ma dopo solo un giorno aveva cominciato a dare in escandescenze e pur avendo rassicurato la famiglia sulla sua permanenza nel plesso ospedaliero, ha richiesto di firmare le dimissioni volontarie e si è ripresentato a casa.
I medici hanno accertato gli abusi di eroina e benzodiazepina nelle ore precedenti il ricovero.

Circondato non è un uomo solo, ma tra lui è la famiglia ci sono le barriere dei suoi fantasmi che lo imprigionano ad una realtà, che lui stesso, quando dice il suo nome, riconosce come limite invalicabile alla normalità. Cosa sia poi la normalità non ci è dato saperlo.

Circondato, la notte tra il sabato e la domenica non era andato in giro, era rimasto nel suo monolocale a fare quel che fa sempre più spesso: si droga. Ad un certo punto era caduto in uno stato catatonico e i familiari, avvisati da chi era con lui, avevano chiamato un ambulanza, ma all’arrivo dei medici si era ripreso e aveva rifiutato il ricovero, tanto che i soccorsi erano andati via quasi piccati dell’essere stati chiamati. Noi non sappiamo, in questi casi quali siano le procedure: segnalazione ai servizi sociali e al sindaco per verificare se intervenire con un TSO o altro. Fatto sta che Circondato, intorno a mezzogiorno sembra essersi ripreso, esce di casa, non molto distante da dove è stato rivenuto, perde conoscenza, cade e di lì a poco viene trovato dai passanti.

Circondato era un ragazzone attivo ed ingegnoso, che già a sedici anni, però entra nel tunnel delle sostanze stupefacenti, roba leggera all’inizio, come tanti ragazzini di quell’età. Per rilassarsi un po’ dallo stress, per socialità, per dimenticare quanto la madre separata da sempre si sia spaccata la schiena per crescerlo. Circondato lavora, cresce, ha una relazione e un lieto evento. Le foto del profilo social lo ritraggono in carne, avvinghiato a quel dono, e la frase che scrive è :”la mia vita”. Ha speranze, forse vede anche un futuro, ma la dipendenza è forte, e si è passato ad altro tipo di consumo. La compagna lo lascia e i rapporti con la prole, intanto cresciuta, si diradano sempre di più. Circondato dimagrisce a vista d’occhio, stringe un patto scellerato con una persona vicina, che per lui sarà caustica, diventano cani che litigano su un osso, dove l’osso è la dose racimolata in vario modo. Conosce una donna nel suo ambiente, e la sposa, in un vortice di eventi in cui i legami sono stretti davanti una siringa e un laccio emostatico, e non siamo negli anni ‘70 e ‘80, siamo avanti di mezzo secolo. Lei lo lascia e torna a casa in continente perché non è delle nostre parti. Solo recentemente si scoprirà essere deceduta, lasciandolo vedovo.
La storia di Circondato e la storia vera, di un uomo che ha passato la quarantina, in una Bagheria che lo ha cercato solo se gli doveva soldi, facendo vivere alla famiglia anche quest’incubo della gente (spesso poco raccomandabile) che si presenta sotto casa a chiedere conto e ragione.

Circondato se ne fotte delle chiacchiere che si fanno sulla droga da qualche giorno in città, nella sua realtà Bagheria è fatta di palazzi vuoti, strade troppo lunghe che lo allontano solo dal suo pusher.

Chi invece ha cercato aiuto è la sua famiglia, che si è recata dalle istituzioni: hanno ascoltato si sono fatti un paio di telefonate, ma alla fine hanno allargato le braccia davanti alla volontà di Circondato che non vuole essere aiutato.

Non si tratta di strumentalizzare la storia di Circondato, se la usiamo per dimostrare come il tempo delle parole a Bagheria deve finire anche su queste problematiche che si è assolutamente impreparati ad affrontare. Sarebbe facile, ma per Circondato si deve fare altro.

Circondato è il fratello maggiore, se non il padre (vista l’età) di moltissimi ragazzi di Bagheria tenuti la sera a pascolare nei recinti della movida, tra alcolismo e droga, perché non si è in grado di dargli altra alternativa, perché è comodo, e per qualcuno molto remunerativo (e non solo i mercati illeciti). E infatti gli si consente sempre più suolo pubblico e sempre meno controlli (se non di natura tributaria come le chiusure delle settimane scorse di alcuni locali, molto semplicemente perché non avevano ancora pagatola la tassa, al di là di quel che vi raccontano).
Bagheria deve essere un Comune anche per Circondato, perché gli serve aiuto, a lui e alla famiglia.


Il T.S.O. viene disposto dal sindaco del comune presso il quale si trova il paziente, su proposta motivata da due medici, di cui almeno uno appartenente alla ASP territoriale del comune stesso; può essere eseguito sia in ambito ospedaliero sia presso l’abitazione o altra sede. La procedura impone, infine, la convalida del provvedimento del sindaco da parte del giudice tutelare di competenza, regolamentato dall’articolo 33 della legge n. 833 del 23 dicembre 1978 «Norme per gli accertamenti e i trattamenti sanitari volontari e obbligatori»,

Ignazio Soresi

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